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I sei punti per riaprire in sicurezza: il piano strategico dell'OMS rivolto a tutti i Paesi

L'OMS ha aggiornato il suo "Strategic Preparedness and Response Plan", ovvero il piano strategico che delinea le misure di sanità pubblica da adottare nella fase di riapertura

  • 22 aprile 2020

Ragazza con mascherina di stoffa (foto Pixabay)

Per ripartire serve una strategia univoca che sia basata su studi e osservazioni scientifiche: dati alla mano, la posizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è chiara e non lascia spazio a dubbi al riguardo.

Il lockdown imposto per contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus non potrà durare all'inifinito ed è giusto pensare ai criteri da stabilire per il cosiddetto "ritorno alla normalità".

A tal proposito l'OMS ha aggiornato il suo "Strategic Preparedness and Response Plan", ovvero il piano strategico di preparazione e risposta che delinea le misure di sanità pubblica a supporto di tutti i Paesi che stanno fronteggiando la pandemia.

Il documento, pubblicato online sul sito dell'OMS e a disposizione di chiunque voglia consultarlo, è stato stilato (e aggiornato) sulla base di tutto ciò che la comunità scientifica è riuscita ad apprendere finora sulla diffusione del virus, dati e conoscenze che uniti insieme si traducono in vere e proprie azioni strategiche funzionali allo sviluppo di piani operativi di carattere sia nazionale che regionale.
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L'OMS elenca sei punti che devono essere soddisfatti prima di procedere alla riapertura delle attività e all'allentamento del cosiddetto distanziamento sociale.

1. La trasmissione del virus è sotto controllo, vale a dire che ciascun Paese deve aver superato il cosiddetto "picco" dei contagi e aver raggiunto prima della riapertura un livello basso di diffusione del Covid-19, dove per "basso" si intende sostanzialmente un livello tale da controllare e mantenere il numero dei contagi entro una soglia minima che non causi il collasso delle strutture sanitarie.

2. Le strutture sanitarie devono essere in grado di identificare, isolare e prendersi cura dei casi di Covid-19. In poche parole il Paese deve essere capace di far fronte ai contagi curando tempestivamente i pazienti infetti e somministrando i test a tutti i potenziali casi di Covid-19, non soltanto a quelli più gravi ricoverati negli ospedali.

3. I luoghi a rischio devono essere messi in sicurezza, un requisito di fondamentale importanza per la riapertura e il ritorno alla normalità. Ci riferiamo a luoghi e contesti che più di altri sono delle potenziali bombe a orologeria in cui il contagio potrebbe esplodere in maniera incontrollabile, proprio come le case di riposo che in Italia hanno registrato un tragico numero di decessi.

4. I lavoratori devono essere messi nelle condizioni di poter seguire le norme preventive di base, non c'è altro modo per assicurare la riapertura dei luoghi di lavoro se vogliamo evitare che diventino piccoli focolai di infezione. Dagli uffici alle fabbriche, dalle scuole alle attività, ovunque si devono assicurare il distanziamento sociale (di almeno un metro), il monitoraggio della temperatura e, soprattutto, il corretto e frequente lavaggio delle mani alla base delle misure di prevenzione, come più volte ribadito dall'OMS.

5. Il sistema sanitario deve essere in grado di gestire i contagi di ritorno, un problema che la Sicilia - così come altre regioni d'Italia - ha già affrontato nel momento in cui tanti cittadini sono rientrati in massa nelle proprie città di origine. Il contagio di ritorno non è una cosa superata, anzi con molta probabilità la riapertura dei confini potrebbe portare all'insorgere di nuovi casi. Vanno dunque intensificati i controlli nelle zone di passaggio e più a rischio, come gli aeroporti.

6. I cittadini devono essere ben informati e consapevoli delle misure da adottare, prima di qualsiasi riapertura. In due mesi la lotta alle fake news sul Coronavirus è stata strenua e serrata, sia da parte della stessa OMS che da parte del nostro Ministero della Salute. Da una parte i cittadini sono richiamati al buon senso, scegliendo di affidarsi alle fonti istituzionali e ufficiali, dall'altra però la comunicazione istituzionale non deve lasciare spazio a dubbi, deve essere chiara e univoca e di facile comprensione da parte di tutti.
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