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"Fase 2", il rilancio della Sicilia passa dal turismo: ecco la possibile strategia vincente

La Sicilia, con le le giuste strategie, potrebbe trarre vantaggio dallo scenario futuro che si sta ricostruendo a livello internazionale: le possibili azioni da intraprendere

  • 20 aprile 2020

Uno scorcio eoliano (foto Milito 10 da Pixbay)

Il comparto turistico sta subendo e subirà il colpo più duro da questa crisi pandemica, perché per definizione il turismo è costruito sulla mobilità, e la mobilità cozza con le strategie attualmente adottate contro il virus.

Io credo che la Sicilia possa usare a proprio vantaggio questa epidemia, o almeno possa provare a limitare i danni.

La questione è complessa, provo a riassumere di seguito i punti chiave senza la presunzione di avere la ricetta magica, ma con l’intenzione di spingere ad una riflessione e a comportamenti diversi le nostre istituzioni. Serve un cambio di registro per salvare un comparto che da sempre è la promessa non mantenuta per il nostro futuro.

Il contesto

Il contagio in Sicilia è stato blando, le ragioni sono le più diverse, alcune motivazioni sono di carattere macro. Un mese fa, in tempi non sospetti ipotizzavo, semplicemente a partire da informazioni scientifiche disponibili a tutti, un decorso siciliano della crisi pandemica diverso dalla Lombardia, per ragioni legate alla natura del virus ed anche alle condizioni ambientali.
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Sembra ormai accettato il fatto che il virus trionfi in aree molto inquinate ed a temperature basse. E se certamente hanno avuto un ruolo, i provvedimenti adottati di chiusura dell’isola non credo siano stati particolarmente determinanti, perché il decorso è stato analogo anche nelle altre regioni del Sud.

Però, che siano stati determinanti o meno, io credo che in termini di marketing sia una bella storia da raccontare il fatto che siamo salvi anche perché siamo stati più rigidi degli altri, e se adesso allarghiamo le maglie è perché sappiamo cosa stiamo facendo.

L’offerta e le narrazione della Sicilia ai tempi del virus

Il mondo si è fermato e dovrà ripartire. Permangono oggi le ragioni che spingevano le persone a viaggiare, molti luoghi non hanno sole e mare, e dopo questo lungo periodo di clausura la gente ha necessità di tornare alla vita normale ed anche a godersi qualche momento spensierato. Ma deve, vorrà e, nella nostra isola, potrà farlo in sicurezza.

La Sicilia può offrire al mercato internazionale alcuni punti fermi, un territorio che ha risposto bene al virus anche perché poco inquinato, un popolo che non ha perso la naturale vocazione all’accoglienza, neanche nei momenti di peggiore difficoltà.

Ricordo a tutti la cura e l’affetto che hanno ricevuto i turisti bergamaschi ritenuti tra i responsabili di avere portato il virus in Sicilia. Un qualunque responsabile marketing della più insignificante azienda del mondo sulla lettera di ringraziamento di questi turisti avrebbe costruito anni di campagne promozionali.

La Sicilia inoltre è uno straordinario territorio vergine, il suo entroterra potrebbe diventare uno degli elementi di un nuovo rilancio dell’isola. Territori abitati da pochi individui e naturalmente dediti alle attività primarie sembrano il luogo ideale per rigenerarsi dopo questi mesi di clausura. Del ruolo strategico di queste aree ne ho già parlato qui.

Un piano per la Sicilia ed il caso Emirates

La Sicilia deve aprirsi al mondo, mantenendo la sua condizione di area virus free, e soprattutto rilanciando nel mondo l’immagine di un luogo nel quale entri se sei sano, e in Sicilia hai modo di rigenerarti. Per farlo è necessario continuare a controllare gli ingressi e vietare, pertanto, l’ingresso ai malati o ai portatori del virus. In questo modo saremmo una destinazione per quanti desiderano sole, mare, accoglienza, ma vogliono farlo in sicurezza.

Il mio amico Vito Patanella mi ha fatto notare la strategia adottata dalla compagnia Emirates proponendone una applicazione estensiva. La Emirates da qualche giorno effettua dei test rapidi sui viaggiatori. Il test dà esito in 10 minuti. In questo modo la compagnia garantisce i propri clienti, che hanno la certezza di non contrarre la malattia durante il volo, ed indirettamente anche i paesi di destinazione, perché le persone sui voli Emirates non hanno certamente la malattia.

Esiste quindi un modo per garantire flussi in entrata e parimenti essere certi che non siano forieri di ondate epidemiche.

Il presidente della regione, dovrebbe semplicemente rendere obbligatorio ed a carico delle compagnie il test per i voli in arrivo in Sicilia, e in quanto responsabile per la salute pubblica della Sicilia come previsto dal nostro statuto (art. 17) ne ha le facoltà.

Ogni passeggero sarà ben felice di pagare l’eventuale costo aggiuntivo di qualche euro per avere la garanzia di essere su un aereo sano diretto in un territorio sano. E volendo il governo potrebbe intervenire, nella prima fase, comprendo i costi dei tamponi.

Questa azione va accompagnata, ovviamente, alla narrazione del territorio di cui ho detto, a come abbiamo superato la crisi per il basso inquinamento e le alte temperature; ma anche raccontando di un governo che quando c’era da chiudere ha chiuso, e se ora apre vuol dire che è sicuro farlo.

In pratica il governo dovrebbe porre in atto azioni di marketing e comunicazione funzionali a sostenere la domanda. Se non creiamo la narrazione necessaria a rassicurare viaggiatori e turisti, possiamo anche regalare notti di albergo e la gente non verrà. In questo momento ricordo che l’Italia è per il mondo l’epicentro europeo del contagio, e la Sicilia è parte dell’Italia nell’immaginario. Nella comunicazione internazionale siamo un paese appestato.

Molti amici mi hanno contattato preoccupati per la mia salute, perché ovviamente le immagini che hanno girato il mondo sono quelle lombarde. Se non avviamo delle campagne di PR e di comunicazione internazionale per distinguere il nostro decorso e la nostra situazione, saremo inevitabilmente associati alla situazione disastrosa della Lombardia.

Perplessità sulle strategie (o meglio sull’assenza di strategie) in campo

Purtroppo il governo sta andando nella direzione esattamente opposta. La finanziaria infatti prevede interventi sul turismo sostanzialmente nell’art. 8, comma 9. (Sorvolo il commento che sarebbe acre, sull’art. 15 nominalmente dedicato al turismo ed allo spettacolo perché in realtà parla d’altro).

L’art. 8 comma 9 prevede di stanziare 50 milioni per l’acquisto di voucher per notti di hotel da distribuire in modo promozionale.

Anche il più idiota degli economisti sa che nel momento di crisi va sostenuta la domanda. Se compri voucher di notti di albergo sostieni l’offerta. Quindi dai un contributo a pioggia agli operatori, ma non risolvi il problema strutturale del calo dei flussi dovuto al calo della domanda. E alla gente in questo momento non interessa di risparmiare sul viaggio, vuole la garanzia di muoversi in sicurezza. Io avevo già staccato dei biglietti per Madrid per giugno, prima di questa baraonda. Anche se mi offrissero le notti gratis per tutto il soggiorno e mi rimborsassero il biglietto non ci andrei. Il bisogno di sicurezza non lo contrasti con lo sconto

Peraltro la distribuzione di 50 milioni di euro di voucher a strutture alberghiere apre una immensa complessità sul come, e si trasformerà (chi accetta scommesse?) in un sostegno clientelare alle grosse strutture. Saranno favoriti i grandi e gli amici. I piccoli, quelli che hanno meno risorse per superare la crisi saranno tagliati fuori e riceveranno briciole.

Il governo regionale continua a dimostrare di non avere veramente alcune idea su come funzioni il turismo. In una strategia che riguarda il turismo non si può né si deve prescindere dai flussi in entrata, e quindi oggi dalle compagnie aeree. Sono loro il nostro miglior alleato. Ed in questo momento di crisi, per loro enorme, sono interlocutori con i quali potremmo aprire dialoghi veramente insperati soltanto qualche mese fa..

La proposta

I 50 milioni (che comunque sono molto pochi a sostegno di un comparto cosi strategico e così colpito) dovrebbero essere utilizzati per una campagna promozionale, da condurre insieme alle compagnie aere, per posizionare la Sicilia come luogo virus free.

Il finanziamento, invece che a pioggia agli operatori dell’ospitalità, dovrebbe semmai servire, oltre che per azioni di marketing, per finanziare i tamponi per i turisti in entrata, o per creare una sorta di documento di certificazione turistica che possa attestare che in turisti sul territorio sono stati controllati e quindi non sono a rischio.

Gli operatori, tra ricevere un contributo una tantum ed essere parte di un progetto serio di mantenimento ed incremento dei flussi in entrata, sono certo non avrebbero dubbi su cosa scegliere.

Il coronavirus è venuto a lasciarci una lezione. Servono competenze ed intelligenze per fare le cose. Senza l’una o l’altra il rischio disastro è dietro l’angolo.

In Sicilia esistono entrambe. Il governo e la politica tutta con umiltà si confronti. Se non altro questa lezione del virus mettiamola a frutto.
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