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È iniziata la Settimana Santa: città e piccoli paesi si trasformano in teatri di "Passione"

La presenza attiva della gente è sentita a tal punto che, anche a livello emotivo, il sentimento del dolore per la morte di Gesù è vissuto quasi come un fatto personale

  • 16 aprile 2019

Vara del Giovedì Santo (a Caltanissetta)

"Non c’è paese in Sicilia, in cui la passione di Cristo non riviva attraverso una vera e propria rappresentazione, in cui persone vive o gruppi statuari non facciano delle strade e delle piazze il teatro di quel grande dramma" (Leonardo Sciascia).

Per scoprire orari e percorsi delle processioni del "Venerdì Santo" leggi questo articolo.

Tutto iniziò con la "Casazza": una rappresentazione sacra figurata ed itinerante che deriva dalla tradizione regionale ligure-padana, caratterizzata nell’anno Mille dalla liturgia bizantina.

La Chiesa nel XIII secolo volle rafforzare la conoscenza delle Sacre scritture attraverso queste rappresentazioni sceniche.

In Sicilia la prima rappresentazione del genere fu il famoso "Atto della Pinta", su testo di Teofilo Folengo, rappresentato nell’omonima chiesa di Palermo nel 1543.

Le Casazze erano rappresentazioni sacre itineranti, figurate e recitate, con personaggi in costume d'epoca divisi in gruppi relativi a episodi dell'Antico e Nuovo Testamento come un Vangelo itinerante.
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Il termine Casazza deriverebbe dal nome degli edifici (casacce) dove i figuranti si travestivano e provavano le recite. Nacque in Liguria, probabilmente a Genova e grazie alle relazioni commerciali tra Genova e Palermo, nel Cinquecento fu importata a Palermo.

Dal XVII secolo in poi, la rappresentazione sacra assunse un tono drammatico, iniziarono le processioni figurate con canti dialogati inediti. Si formarono le Confraternite che derivarono dalle confradias spagnole (gli spagnoli dominarono la Sicilia a fasi alterne dal 1412 al 1713).

Le maggiori Confraternite furono investite dai Re iberici di grandi onori e poteri a livello sociale, insignite delle onorificenze di "Venerabile, Regale, Nobile e Lata", i Rettori, nel giorno dei festeggiamenti per il Santo Patrono, potevano concedere la grazia a tre condannati, anche se condannati alla morte.

Il Rettore presiedeva tutte le assemblee della Confraternita ed entrava di diritto a far parte del Civico Senato. Ad esso spettavano i titoli d'onore di Monsignore, Procuratore e Governatore.

Le Confraternite, ancor oggi, sono alla base delle celebrazioni pasquali in Sicilia. Un tempo si occupavano di carità e di assistenza agli ammalati, grazie a lasciti, ex voto, donazioni provenienti dagli associati più agiati e non, vantavano un’ampia amministrazione finanziaria e di beni agricoli ed edilizi, tanto da essere fornite di un cassiere, che si occupava del bilancio, e di un segretario.

Non c’è paese che non abbia le proprie Confraternite, con colore e abbigliamenti diversi da città a città.

I devoti Confrati hanno il compito spesso di portare a spalla i pesanti fercoli (vare) ed i Misteri, a seconda la celebrazione, offrendosi volontari e dandosi il cambio per riprendere le forze. Ogni Confraternita, oltre ai propri simboli è caratterizzata da un colore specifico della mantellina, derivazione dal termine spagnolo "mantillas" o “abitino“.

L'abito tipico delle Confraternite del Venerdì Santo di Palermo è di colore nero con una fascia bianca intorno alla vita, in altre città o paesi è composto da: camice bianco, cingolo ai fianchi, scapolare, mantella, guanti, cappuccio con visiera (abbassate o alzate a secondo il momento della celebrazione) e una corona di vimini sul capo, a simboleggiare la corona di spine di Gesù Cristo.

Le celebrazioni che avvengono nel giorno del Venerdì Santo attraggono migliaia di “devoti“ ma anche turisti sia nelle città che nei paesi. I fercoli o “Vare“ di Gesù Cristo morto e di Maria SS. Addolorata, procedono nelle vie, sulle note di diverse marce funebri.

Altri personaggi contornano la Passione di Cristo, i soldati romani, denominati dal popolo "Giudei": uomini incappucciati; tamburini; etc.

La presenza attiva della gente è sentita a tal punto che, anche a livello emotivo, il sentimento del dolore per la morte di Gesù è vissuto quasi come un fatto personale.
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