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Andrea, figlio d'arte che da Messina approda a Sidney: storia di "un artista della carne"

Il suo obiettivo è aprire una steak house, per questo non smette di imparare, affinare le tecniche e, di notte, studiare per la scuola di business che frequenta nel tempo libero

  • 9 gennaio 2021

Andrea Saccà

Sono le dieci di sera e fuori ci sono 28 gradi quando Andrea risponde al telefono per raccontare la sua storia. 10 ore di fuso orario con l’Italia e le stagioni invertite: già, perché a Sidney il Natale lo si trascorre in pantaloncini e t-shirt davanti a un barbeque, non alla finestra aspettando la neve o digrignando i denti per il freddo.

È il secondo Natale che Andrea Saccà passa lontano dalla sua Messina, ma non è triste di essere a 24 ore di aereo perché in Australia «il clima è un po’ come in Sicilia» e, soprattutto, perché gli Aussie (così vengono chiamati gli australiani) gli stanno permettendo di crescere nel suo lavoro come mai nel nostro Paese.

Figlio d’arte, ventitré anni e con una determinazione da fare invidia, Andrea è un macellaio da sempre: da quando, bambino, osservava il padre lavorare la carne e rendere i clienti contenti per il prodotto acquistato.

«Vuoi diventare macellaio? Allora inizia ad aiutare tua madre, prendi scopa e paletta, lava le teglie e poi quando diventerai più grande potrai usare il coltello» - così gli disse il genitore qualche anno prima di portarlo nei macelli per insegnargli a riconoscere la carne buona da quella di scarsa qualità.
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In quella frase è racchiusa tutta la sua storia. Ha faticato tanto e dormito poco per diventare un «artista della carne»: mentre i suoi coetanei, infatti, andavano a scuola o passavano le serate a divertirsi, Andrea a 17 anni imparava a lavorare il pollo, per poi passare a disossare i suini e, infine, i bovini. E non nella macelleria di famiglia, chiusa nel frattempo a causa di motivi di salute del padre, ma in un centro disosso carni che riforniva alcuni supermercati della sua città.

Vaschette take away su vaschette prima di prendere la decisione, sotto la spinta del fratello che aveva già vissuto dall’altra parte dell’emisfero, di volare in Australia e non tornare più, se non per vacanza e per riabbracciare la sua famiglia quando possibile.

All’inizio qualche lavoretto qua e là e ancora un po’ di gavetta, fino ad approdare in una delle migliori macellerie di Sidney, la “Joe Papandrea Quality Meat”, aperta da un calabrese emigrato anche lui anni fa che oggi conta diversi premi nel suo curriculum. 12 metri di bancone, vetrine esteticamente impeccabili e carne di alta qualità che non delude mai i suoi clienti, tanto che poco prima di Natale, in soli due giorni, sono entrati in più di 700.

Si lavora tanto alla Joe Papandrea, ma si impara altrettanto: «Qui non è come in Italia, dove spesso non ti insegnano le cose per paura di essere scavalcati» - racconta Andrea - «qui ti insegnano con pazienza e chi ha voglia di lavorare viene valorizzato. Insomma, i sacrifici vengono ripagati».

E così è stato anche per lui. Dopo essersi allenato per mesi e mesi con i tagli “all’australiana” (che sono diversi dai nostri) e dopo aver disossato e affettato cotolette su cotolette, a Natale Andrea ha finalmente lavorato al bancone, servendo clienti più o meno esigenti, con i complimenti del capo il cui motto è «Se sai fare, fai».

Il suo obiettivo è aprire una steak house, per questo non smette di imparare, chiedere, affinare le tecniche e, di notte, studiare per la scuola di business che frequenta nel tempo libero. E chissà che un giorno non si ritrovi seduto al tavolo del ristorante il suo mito Nusret (conosciuto come “Salt Bae” è famoso in tutto il mondo per il suo modo di salare la carne dopo averla tagliata).

Non gli manca certo la volontà, né l’ostinazione. E lo sa bene anche suo padre che, orgoglioso del bambino ormai cresciuto a cui non ha potuto insegnare tutti i trucchi del mestiere, dice a chiunque «Chistu è me figghiu». Un figlio della nostra Sicilia che si è rimboccato le maniche e che siamo certi farà ancora tanta strada.
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