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All'Olivuzza c'era un boschetto di Pomelie: il fiore "simbolo" di Palermo amato dai Florio

Come la Plumeria sia diventata Pomelia a Palermo è difficile da ricostruire. Vi raccontiamo storia e leggende legate alla pianta arrivata in città tra '700 e '800

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 11 marzo 2024

"Pomelia… Felicissima".

È considerato il fiore simbolo di Palermo, la Pomelia occhieggia vanitosa da balconi, terrazzi e boschetti; senza distinzione di ceto, la troviamo dai quartieri popolari alle dimore aristocratiche.

È una pianta tropicale estremamente diffusa in città da soppiantare quelle più comunemente coltivate nei vasi sui balconi come i gerani, le begonie o i gelsomini.

La Pomelia è strettamente legata a Palermo, dove è migrata tra fine 700 e 800 forse grazie agli inglesi. Ha una sua pubblicazione, dove si raccontata la sua storia: "Pomelia Felicissima", un titolo che ricorda il famoso motto posto sul Blasone del Senato della Felicissima Palermo.

In Sicilia, ha dato vita a una varietà particolare, la "Plumeria Palermitana", i cui fiori sono per la maggior parte "di un bianco panna con un raggio di sole nel cuore", come si legge in una delle descrizioni più poetiche di questa pianta; i suoi fiori sono più grandi, rispetto alle altre varietà, vellutati, carnosi ,sensuali e profumatissimi, dal sentore dolce e agrumato, con note speziate di “cannella, vaniglia e rosa selvatica".
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Ai tempi della "Belle èpoque", i ragazzi confezionavano dei mazzetti da vendere alle Signore che passeggiavano per le strade eleganti di Palermo. Questo ricorda in qualche modo, l’uso di questi fiori da un’altra parte del mondo, dove sono intrecciati in collane da offrire agli ospiti come benvenuto e in segno di amicizia.

Il vero nome botanico della pianta è Plumeria.

Deriva dal nome di un botanico francese, Charles Plumier, che fu inviato dal re di Francia nei Caribi tra 600 e 700 per studiarne la flora, ma non è il solo nome con cui è chiamata, l’altro è Frangipani, si dice risalga al profumo inventato dal Conte Muzio Frangipani, ai tempi di Caterina dei Medici, un profumo che ricorda quello della Pomelia, di gran moda e ricercato dalle dame di corte.

Come Plumeria sia diventata Pomelia a Palermo, è difficile da ricostruire, rimane misteriosa questa "palermizzazione".

C’è chi ha trovato un’incredibile assonanza con il nome hawaiano: paw melia, senza trovare però una spiegazione su come sia arrivata dalle isole Hawaiane, in città. La sua diffusione è vasta e abbraccia i paesi a clima caldo che vanno dall’America Centro Meridionale, alla Florida, California, nel Contenete Asiatico, in Australia, in Africa, nell’Europa meridionale e a Palermo.

L’origine della pianta è, però il Centro America e la zona caraibica, la troviamo menzionata dai Maya, ed è da qui che probabilmente gli spagnoli la portarono in India, Filippine e Indonesia. Per gli Aztechi era una pianta sacra con proprietà terapeutiche dal nome impronunciabile Tlalcacaloxochit.

La Plumeria dov’è nata può raggiungere i 10 metri di altezza, diffondendo non solo il noto meraviglioso profumo, ma avendo anche nelle sue meravigliose infiorescenze in diverse sfumature di colore.

Nel linguaggio dei fiori rappresenta amicizia e pace, ma non solo, la sua incredibile capacità di far rimanere le sue talee vitali per diversi mesi, ha prodotto numerosi miti nei paesi dove è arrivata, al punto da considerarla come pianta sacra e autoctona, simbolo nazionale, dimenticando molto spesso da dove fosse giunta.

Ammaliatrice di paesi e popoli possiede forza, potere di rinascita e resistenza; in Asia, fu scelta per le residenze imperiali e piantata vicino a Templi e edifici religiosi.

Effettivamente la capacità di rifiorire è straordinaria, a lungo considerata misteriosa, da un legnetto di Plumeria anche a distanza di molti mesi può nascere una nuova pianta. Questo potere generativo fecero diventare l’arbusto simbolo della vita eterna.

A Palermo, la Pomelia, ha altri attributi ed è legata ad altre tradizioni.

Si racconta che una volta in ogni casa bisognasse coltivarne un solo esemplare, dono di una donna verso un’altra donna, regalo anche di buon augurio quando si andava ad abitare in una nuova abitazione, ma non solo, simboleggia fertilità, forza generativa, prosperità, spesso era la madre a regalarla alla figlia che andava in sposa.

Amatissima da Vincenzo Florio che volle un boschetto di Pomelie all’Olivuzza, un esemplare fu piantata all’ingresso della Tonnara, considerata il “ genius loci”, da qui poi la pianta sarà presente in ogni abitazione all’Arenella.

Considerata una pianta semirustica, non ha bisogno di grandi attenzioni, fiorisce da maggio per tutta l’estate, si adatta a essere sistemata in un vaso con terriccio leggero e ben drenato, non ha bisogno di potature, ama luoghi luminosi e soleggiati, e non fate l’errore che ho fatto io, copritela se la temperatura scende sotto i 5 gradi, "il Fiore del Paradiso” ama il caldo.

La Plumeria Rubra à la varietà più diffusa, ma sono state contate ben 300 ibridazioni, con tutti i colori dell’arcobaleno. Nell’Orto Botanico di Palermo vi sono ben 5 qualità di Pomelia Palermitana, derivata dalla prima menzionata nel 1821.

Migrata dal suo luogo d’origine, la Plumeria ha conquistato tanti luoghi nel mondo, adattandosi ed entrando nella storia, nella cultura e tradizione, Qualche anno fa trovandomi a Jaipur capitale del Rajastan in India, mi capitò di andare una delle residenze del Marajah, diventato albergo di lusso.

Accolta da donne in Sari, mi fu donato un piccolo bouquet, mentre la guida altezzosamente mi mostrò un viale fiorito di Plumeria dal profumo intenso, dicendomi con una punta di superbia: «Sicuramente non conosce il nostro fiore simbolo della vita eterna, fiore da Marajah».

Educatamente, ma determinata, risposi: «Lo conosco benissimo, in un’Isola meravigliosa, platea tra Occidente e Oriente, con millenni di storia, ogni balcone ne possiede una, perché in quell’Isola, magica e bellissima, sono tutti Marajah».
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