CURIOSITÀ

HomeNewsAttualitàCuriosità

A Natale non li vorresti ma sono i primi che inviti: in Sicilia sono "ziccusi e sparagnatori"

Tutti noi abbiamo una lista di parenti che non vorremmo vedere durante le feste neanche in cartolina ma c'è una categoria che ha caratteristiche particolari

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 15 dicembre 2023

Una scena dal film "Parenti Serpenti"

“Zia Pina, zio Pino, zia Carmela, zio Carmelo, zia Gina, zio Gino, zia Ciccia e zio Ciccio + cane, zia Enza e zio Enzo + gatto, Zia Alfonzina + girello e la mettiamo a capotavola, zio Alfonzo ha la gamba ingessata e lo mettiamo all’altro capo tavola… Siamo tutti?” “Siamo tutti!”.

Ecco, questa pressappoco è la lista dei parenti che non vorresti invitare a Natale ma che sei costretto a chiamare i primi di tutti, altrimenti astime fino al 3000 e maledizioni voodoo.

Antipasto, controantipasto, primo+bis, secondo+bis, frutta a tipo "Libro della Giungla", e appena metti la classica ‘nguantiera di dolci a centro di tavola le guerre puniche. “Ma zia Carmela non era intollerante a tutto? Come ha fatto a trasformarsi in autocompattatore dell'Amia?”. Il primo round è finito.

Chi crolla a destra, chi crolla a sinistra, chi chiede se sono rimasti dolci, zio Enzo va cercando il gatto nella speranza che non sia finito nel forno con le patate, zia Alfonzina è in coma diabetico con gli occhi sbarrachiàti di fronte alla televisione ma non se la fila nessuno perché pare che si sta guardando Mara Venier.
Adv
Si sono fottuti Don Cola con tutte le scarpe, poi, quando finalmente è tempo di aprire i regali, la famiglia Windsor si riunisce attorno l’albero e si svelano le vergogne: un set di mutande da ricovero con finestrella frontale nel caso in cui il signore volesse affacciarsi nelle belle giornate, un set da rosolio che sai nella vetrina di tua zia Gina da prima che Ferdinand Braun inventasse il tubo catodico nel 1897, un paio di spalline direttamente dagli anni '80, calze in filo di Scottex e, solo zio Pino perché è il più splendido di tutti, una tuta Ucciardone style marcata Giorgio Armenia.

Certo, è bello mangiare a sbafo, ma sempre e solo con i piccioli degli altri. La verità è che per le feste i parenti dovrebbero essere divisi per tavolate in due categorie: "Ziccusi e Sparagnaturi"… tirchi e risparmiatori.

Beh, a dire la verità sull’origine di queste due parole mi sono sempre interrogato non riuscendo a comprendere se si trattasse di sinonimi o di significati diversi.

Molti i dubbi amletici a tal proposito:"Ma uno sparagnatore è uno ziccuso che è riuscito ad arricchire facendo lo ziccuso? E lo ziccuso è uno sparagnatore alle prime armi oppure è uno sparagnatore che non ce l’ha fatta?”.

Ebbene, per cercare di sbrogliare questa matassa ci tocca fare un breve viaggio nel tempo e precisamente tornare nel 1720.

Proprio il 20 febbraio di quell’anno viene siglato il Trattato dell’Aia, che non è un trattato di pace tra supermercati ma un trattato di pace che pone fine alla guerra della Quadruplice Alleanza, che vedeva scannarsi in campo: Gran Bretagna, Francia, Austria e Paesi bassi, tutti contro la Spagna (in pratica ci ficuru a cappuatta). La Spagna prese tanti di quei colpi di pan di Spagna che dovette defilarsi e rinunciare a molti dei domini.

A chi andarono non sono fatti nostri, quello che ci interessa sapere è che il Regno di Sicilia fu dato all’Austria di Carlo VI d’Asburgo. Sì, la Sicilia fu austriaca, anche se solo per quindici anni.

In men che non si dica, Palermo su tutte, si popolò di austriaci e la città si riempì del loro scatarrante accento musicale. Ora, se gli austriaci hanno le Palle di Mozart, pensate che palle dovevano tenere i siciliani a vedersi le strade invase da soldati austriaci, che oltre ai tafferugli sputacchiavano ogni volta che aprivano bocca e praticamente a Palermo pioveva sempre.

Tra questi i peggiori di tutti erano gli alabardieri (Hallabardier) noti per le risse e ‘mbriacate, tanto di guadagnarsi l’appellativo di lapardei di cui abbiamo già parlato.

E se noi siamo cuori grandi, a volte ostentiamo (vedi il vizio del palermitano, ovvero quello di lasciare l’ultimo pezzo ciò che si mangia sul piatto), questi invece, si scordavano di tutto, anche dell’educazione, si mangiavano pure i piedi del tavolino, ma non dimenticavano mai di chiedere lo “sparen”, ovvero lo sconto.

Già, perché “sparen” in tedesco altro non significa che sparagnare, cioè risparmiare. C’è un altro detto in Sicilia che recita: "Vo’ arrubbari a casa ru latru?” (vuoi rubare a casa del ladro); e ovviamente, dipende dalla zona, i siciliani non erano tanto inclini ad ospitare e farsi sfruttare assecondando tali atteggiamenti.

Per questo motivo, quando veniva presentato il conto, i prezzi a volte venivano gonfiati e la semplice estinzione di un debito si trasformava in una vera propria dichiarazione di guerra.

Calci, pugni, sputazzate (a volte pure dento il piatto quando ordinavano), alla fine gli austriaci se ne andavano insoddisfatti urlando uno strano insulto che i siciliani non afferravano: zickig (pronunciato zicchish), che ad occhio e croce significa stronzo, lunatico, rognoso, suscettibile, capriccioso.

Recensioni negative su TripAdvisor a parte, come detto, passò poco più di una decade e gli spagnoli riconquistarono la Sicilia ponendo fine al quindicennio delle sputacchiate. Se ne andarono gli austriaci, ma non se ne andarono più quelle due parole che anche dopo tutta questa tiritera non so se siano sinonimi o consequenziali: ziccuso e sparagnare.

Per tornare al pranzo si Natale, dopo zia Alfonzina anche zio Carmelo rimase bloccato di fronte Domenica In, ma la cosa fu più preoccupante perché accadde durante un esperimento di Giucas Casella. Successe che quando arrivò il momento di sbloccarsi al fatidico "quando te lo dico io", Carmelo continuò a rimanere imbalsamato come una statua di fronte alla tv.

Grazie al cielo il dottore al pronto soccorso ci disse che non era stata colpa di Giucas Casella, ma che si trattava di una lieve ischemia e che andava ricoverato immediatamente.

Fu proprio una gran fortuna che quel giorno si ritrovò a portata di mano la tuta di Giorgio Armenia, le calze in filo di Scottex e le mutande con la finestrella…
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI