Come si costruivano i templi di Selinunte: nel Parco Archeologico il cantiere diventa una mostra
Quali erano le reali tecniche di costruzione dei templi, quali le macchine impiegate per spostare gli enormi blocchi di pietra, quanti gli operai coinvolti e quanto a lungo durava una costruzione?
Sembrerebbe che vere e proprie carovane (officine) di esperti costruttori, cavatori, scalpellini, decoratori, seguissero le “commissioni” spostandosi da un luogo all’altro. Molto probabilmente successe anche per gli artefici selinuntini che si spostarono verso Agrigento per innalzare i templi dorici della città.
La mostra "Ars Aedificandi. Il cantiere nel mondo classico” - prodotta e organizzata da MondoMostre in collaborazione con il Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, diretto da Felice Crescente, promossa dalla Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana - si srotola tra Cave di Cusa e il Parco archeologico di Selinunte.
Forte di un comitato scientifico di grande rilievo, la mostra è curata dagli architetti Alessandro Carlino, storico dell’architettura che da anni studia i templi dorici siciliani, e Bernardo Agrò, già direttore del Parco.
Un'esposizione dal grande valore didattico e documentario che ricostruisce i cantieri allestiti per edificare i grandi santuari dorici di Selinunte. Ripercorrendo le descrizioni delle fonti antiche, e quelle iconografiche dei viaggiatori del Gran Tour, come Houel che nel 1784 documentò l’attività alle Cave di Cusa.
La mostra nasce con l’obiettivo dichiarato di coinvolgere il pubblico nella comprensione delle tecniche e dei processi che furono compiuti anticamente per erigere i templi di Selinunte attraverso la ricostruzione in scala 1:1 di un vero e proprio cantiere.
Sulla collina orientale e sull’Acropoli sono state ricostruite – a grandezza naturale – dieci “macchine” tra cui una gru (alta 12 metri, riprodotta in scala reale), carri e slitte per il trasporto del materiale lapideo; strumenti di misura come il corobate (strumento romano usato per misurare la pendenza del terreno).
Il percorso della mostra parte da Cave di Cusa da dove vennero estratti i materiali per la costruzione dei templi selinuntini: le cave sono un vero manuale dei sistemi di scavo, la brusca interruzione dei lavori di estrazione – al sopraggiungere dell’esercito cartaginese – ha fatto sì che venissero abbandonati persino i rocchi finiti, pronti peressere trasportati.
Accanto agli enormi blocchi del Tempio G, è stata posizionata la riproduzione della “slitta” che serviva al trasporto, scivolava su rulli di legno e veniva trasportata dai buoi.
Vicino, ecco la Macchina di Chersifrone (usata per il trasporto dei rocchi più imponenti tramite rotolamento, intelaiato con travi di legno connesse all’asse di rotazione del tamburo) e della Macchina di Metagene (dal nome del figlio di Chersifrone) utilizzata invece per il trasporto degli architravi: una ruota lignea dentro la quale inserire i blocchi che potevano così rotolare trainati da animali da soma dalla cava fino alla fabbrica.
INFO ORARI E BIGLIETTI
La mostra rientra nel biglietto di ingresso al Parco archeologico ed è visitabile tutti i giorni, dalle 9.00 alle 20.00 (dall'1 maggio al 30 settembre), dalle 9.00 alle 18.00 (dall'1 al 26 marzo e dall'1 al 31 ottobre), dalle 9.00 alle 17.00 (dall'1 gennaio al 28 febbraio).
Ultimo ingresso un’ora prima dell'orario di chiusura del sito. Il biglietto d'ingresso costa 6 euro.
Nel week end (solo fino al 4 settembre 2022) c'è la possibilità di entrare al Parco anche di sera, fino alle ore 24.00. In questo caso, il costo del ticket è 16 euro (visita notturna più ingresso al Parco).
I biglietti sono acquistabili online sul sito web di CoopCulture o chiamando al numero 0923 1990030.
Sembrerebbe che vere e proprie carovane (officine) di esperti costruttori, cavatori, scalpellini, decoratori, seguissero le “commissioni” spostandosi da un luogo all’altro. Molto probabilmente successe anche per gli artefici selinuntini che si spostarono verso Agrigento per innalzare i templi dorici della città.
La mostra "Ars Aedificandi. Il cantiere nel mondo classico” - prodotta e organizzata da MondoMostre in collaborazione con il Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, diretto da Felice Crescente, promossa dalla Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana - si srotola tra Cave di Cusa e il Parco archeologico di Selinunte.
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È visitabile tutti i giorni, dal 5 luglio 2022 al 23 luglio 2023, per oltre un anno.Forte di un comitato scientifico di grande rilievo, la mostra è curata dagli architetti Alessandro Carlino, storico dell’architettura che da anni studia i templi dorici siciliani, e Bernardo Agrò, già direttore del Parco.
Un'esposizione dal grande valore didattico e documentario che ricostruisce i cantieri allestiti per edificare i grandi santuari dorici di Selinunte. Ripercorrendo le descrizioni delle fonti antiche, e quelle iconografiche dei viaggiatori del Gran Tour, come Houel che nel 1784 documentò l’attività alle Cave di Cusa.
La mostra nasce con l’obiettivo dichiarato di coinvolgere il pubblico nella comprensione delle tecniche e dei processi che furono compiuti anticamente per erigere i templi di Selinunte attraverso la ricostruzione in scala 1:1 di un vero e proprio cantiere.
Sulla collina orientale e sull’Acropoli sono state ricostruite – a grandezza naturale – dieci “macchine” tra cui una gru (alta 12 metri, riprodotta in scala reale), carri e slitte per il trasporto del materiale lapideo; strumenti di misura come il corobate (strumento romano usato per misurare la pendenza del terreno).
Il percorso della mostra parte da Cave di Cusa da dove vennero estratti i materiali per la costruzione dei templi selinuntini: le cave sono un vero manuale dei sistemi di scavo, la brusca interruzione dei lavori di estrazione – al sopraggiungere dell’esercito cartaginese – ha fatto sì che venissero abbandonati persino i rocchi finiti, pronti peressere trasportati.
Accanto agli enormi blocchi del Tempio G, è stata posizionata la riproduzione della “slitta” che serviva al trasporto, scivolava su rulli di legno e veniva trasportata dai buoi.
Vicino, ecco la Macchina di Chersifrone (usata per il trasporto dei rocchi più imponenti tramite rotolamento, intelaiato con travi di legno connesse all’asse di rotazione del tamburo) e della Macchina di Metagene (dal nome del figlio di Chersifrone) utilizzata invece per il trasporto degli architravi: una ruota lignea dentro la quale inserire i blocchi che potevano così rotolare trainati da animali da soma dalla cava fino alla fabbrica.
INFO ORARI E BIGLIETTI
La mostra rientra nel biglietto di ingresso al Parco archeologico ed è visitabile tutti i giorni, dalle 9.00 alle 20.00 (dall'1 maggio al 30 settembre), dalle 9.00 alle 18.00 (dall'1 al 26 marzo e dall'1 al 31 ottobre), dalle 9.00 alle 17.00 (dall'1 gennaio al 28 febbraio).
Ultimo ingresso un’ora prima dell'orario di chiusura del sito. Il biglietto d'ingresso costa 6 euro.
Nel week end (solo fino al 4 settembre 2022) c'è la possibilità di entrare al Parco anche di sera, fino alle ore 24.00. In questo caso, il costo del ticket è 16 euro (visita notturna più ingresso al Parco).
I biglietti sono acquistabili online sul sito web di CoopCulture o chiamando al numero 0923 1990030.
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